Reportage

Asl2, le Medicine Interne dell’ospedale San Paolo una grande risorsa. Il Progetto Ponte a servizio del paziente cronico

Nel complesso con questa attività ambulatoriale si sono evitate circa il 25% delle ospedalizzazioni

medicina san paolo

Savona. “Il progetto Ponte è un lavoro di squadra: senza la cooperazione dei medici, degli infermieri e degli operatori socio sanitari non avremmo mai potuto ottenere i risultati che stiamo portando a casa”, a dirlo in coro sono le dottoresse Paola Gnerre e Lara Rebella rispettivamente direttore della Medicina Interna 2 dell’ospedale e direttore facente funzioni della Medicina Interna 1 (da quando è andato in pensione il dottor Rodolfo Tassara) dell’ospedale San Paolo di Savona.

Un’attività ambulatoriale nata nel 2011 che mette al centro la presa in carico del paziente cronico. Un accesso diretto al Day Hospital da parte del soggetto affetto da cronicità soprattutto legato a scompenso cardiaco. Un modo per garantire a questo tipo di paziente un percorso dedicato, una via preferenziale data dalla complessità del caso: “A nostro avviso un paziente cronico deve avere un accesso diverso – affermano le dottoresse – evitare quindi il pronto soccorso e la successiva ospedalizzazione”.

Nel complesso con questo progetto si sono evitate circa il 25% delle ospedalizzazioni, un iter più semplice per tutti a partire dal paziente: “Se una persona ha un problema ci può chiamare direttamente e viene qua in reparto dove gli effettuiamo la visita, gli esami del sangue e tutti gli esami strumentali di cui necessita – affermano – se invece il problema si acutizza di nuovo (ma solo in questo caso) si può rivolgere al pronto soccorso e nel caso però necessitasse di essere ricoverato si può rivolgere a noi e gli troviamo il posto”.

Una reazione a catana che però favorisce appunto la presa in carico del paziente a 36o°. Dopo il ricovero il progetto Ponte prevede una rivalutazione a 7 o 10 giorni di distanza e, dati alla mano, si è verificato un aumento del 50% delle prosecuzioni del ricovero. 

Un lavoro di equipe, un apporto multidisciplinare voluto fortemente dalla dottoressa Gnerre che da novembre ha sostituito l’ex primario Lionello Parodi alla guida del reparto: “Io dico sempre che sono tornata a casa – afferma Gnerre – ma il mio obiettivo non è comandare, a mio avviso io ho un ruolo organizzativo poi c’è un lavoro di equipe”.

“Quello che ho notato in questi primi mesi con il mio nuovo ruolo è che il paziente è cambiato: ci sono tanti problemi sociali – afferma – i ricoveri per il 70% hanno una motivazione clinica ma per il il restante 30% il problema è sociale“.

Oltre al day hospital della medicina 2 c’è tutta la parte della degenza. La struttura comprende 52 posti letto per ricovero ordinario, 9 letti per le cure intermedie e accoglie 12 letti dell’area cure infermieristiche ospedale territorio. Ricovera pazienti con problematiche di tipo medico internistico, seguendo dal punto di vista clinico, diagnostico e terapeutico pazienti con problematiche cardiologiche, pneumologiche, gastroenterologiche, reumatologiche, immunologiche, ematologiche, nefrologiche, infettivologiche, oncologiche, avvalendosi, quando necessario, della consulenza specialistica.

Quella di Medicina 1 invece conta in totale 54 posti letto di cui di 8 Area Critica, 4 letti di lungodegenza e 8 letti di Dh, ricovera pazienti di competenza internistica ed è in grado di seguire, dal punto di vista diagnostico e terapeutico, pazienti con problematiche cardiologiche, pneumologiche, gastroenterologiche, reumatologiche, immunologiche, ematologiche, nefrologiche, infettivologiche, oncologiche, avvalendosi, quando necessario, della consulenza specialistica necessaria.

“Ogni mattina facciamo i briefing per programmare le dimissioni – ci spiegano – tanti pazienti escono, tanti entrano: abbiamo necessità dei posti letto. Non è una questione di scaricare il paziente anche perchè lo ribadiamo con forza, la nostra priorità è la presa in carico. Il nostro obiettivo è quello prima di tutto cercare di stabilizzare il malato e poi seguirlo nel suo percorso di degenza. Abbiamo tanti pazienti malati, la gestione non è facile sia qua che poi a casa. Bisogna avere un rapporto quotidiano anche con i caregiver e nel caso non ci fossero bisogna attivare gli assistenti sociali o le Rsa. Insomma cerchiamo di occuparci di tutto ma non è semplice”.

Anche in questo caso i numeri parlano chiaro, 700 prosecuzioni di ricovero all’anno tra il D.i.M.I (la degenza in Medicina Interna afferente alla Medicina 1) e UTIM (unità di terapia semi intensiva medica) “Prendiamo pazienti sia dal pronto soccorso ma anche dagli altri reparti soprattutto dalla rianimazione, dalla cardiologia e dalla medicina d’urgenza – affermano la dottoressa Rebella – la nostra è un’attività frenetica e ci deve essere una gestione precisa di tutto: compresa quelle delle dimissioni. Lo ripeto il 90% dei nostri pazienti è anziano o grande anziano quindi spesso sono allettati e non è nemmeno di semplice gestione questo aspetto: gli anziani più stanno in ospedale peggio è”.

Oltre alle due strutture complesse di Medicina si inserisce anche l’area delle cure infermieristiche e quello delle cure intermedie, un unicum che nel complesso conta in media 11 ricoveri giornalieri e lo stesso numero di dimissionari. Dal 1 gennaio all’8 luglio sono state effettuate 2577 dimissioni (di cui 1915 ricoveri dal PS).

Antonietta Piras referente Coordinatore degenza Cure intermedie ci spiega che nel reparto la grossa problematica è anche a livello sociale, tanti pazienti anziani spesso soli: “E’ un reparto di cure a bassa intensità ma ad alta complessità assistenziale. Qua non devono arrivare malati dal PS e c’è un turnover giornaliero elevato”.

“Abbiamo un fisioterapista che viene tutti i giorni ed è una grande risorsa – prosegue – ma la grande novità è che ci siamo posti un obiettivo sulla malnutrizone dei pazienti anziani ai quali facciamo una valutazione all’entrata in reparto. Abbiamo notato che il oltre il 50% sono a rischio malnutrizione mentre il 10% sono malnutriti. Abbiamo avviato un percorso di aiuto con i dietisti”.

Due strutture diverse, un Day Hospital e diversi reparti afferenti, una mole di lavoro sostanziosa, pazienti cronici da gestire, tante le problematiche ma la carenza del personale una piaga importante: “Siamo in carenza di medici e infermieri – afferma Samantha Grimaldi, coordinatore infermieristico – abbiamo anche degli studenti specializzandi e soprattutto quelli del primo anno ci seguo in maniera diretta, speriamo di fidelizzarli e tenerli con noi: sono una risorsa importante del presente ma anche del futuro prossimo”.

 

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