Liguria. “Negare la parola all’avversario è tipico di chi ha la coda di paglia e, spesso, il colbacco in testa”. Così il consigliere regionale di Forza Italia, Angelo Vaccarezza, commenta quanto avvenuto oggi nell’aula del consiglio regionale dopo che un collega consigliere gli ha chiesto chiarimenti rispetto alla sua presenza commemorazione sul monte Manfrei che tanto ha fatto discutere nei giorni scorsi (leggi anche qui).

“Nell’odierna seduta dell’assemblea del consiglio regionale della Liguria l’ultimo punto all’ordine del giorno riguardava la richiesta di chiarimenti da parte della sinistra sulla mia presenza in fascia istituzionale alla commemorazione dei caduti sul monte Manfrei, a Urbe svoltasi sabato scorso – spiega Vaccarezza – Richiesta assolutamente legittima, trasformatasi in una sorta di tragedia greca con interpreti i colleghi consiglieri della minoranza che, braccia in alto, urlavano per impedirmi di parlare nonostante fossi stato autorizzato dal presidente del consiglio. La caciara sviluppatasi in aula ha avuto quindi come unico risultato la chiusura anticipata del consiglio da parte del presidente che non ha potuto fare altro che prendere atto dell’atteggiamento ostile e di totale chiusura dell’opposizione. Non mi hanno fatto parlare in aula, lo farò qui, nella maniera più trasparente possibile”.

“La mia presenza al Manfrei come molte altre volte, ha un solo motivo: per me i martiri non hanno colore e chi ha pagato una scelta con la vita merita rispetto a prescindere. Su quel monte hanno perso la vita dei ragazzi che a guerra finita si sono consegnati; parte di una storia che questo paese racconta malvolentieri. È ora di smetterla di dividere i martiri per appartenenza: i morti sono morti, e questo dovrebbe bastare. Ma visto che ai compagni non basta, aggiungo un particolare importante: quando nel 2014 la cappella e il sacrario dedicato ai caduti del Manfrei furono inaugurati e benedetti Regione Liguria patrocinio’ l’evento con delibera di giunta proposta dall’allora presidente Claudio Burlando, e approvata dalla giunta in cui era assessore anche Pippo Rossetti, oggi uno dei più feroci detrattori”.

“Come Luciano Violante diede il via al processo di riconoscimento collettivo della memoria dei martiri delle Foibe, mosso solo dal sentimento della pietà e dal rispetto per la storia, così dieci anni fa Claudio Burlando fece la stessa cosa per il Manfrei. Forse oggi i consiglieri dell opposizione temono che ricordare equivalga a cambiare la storia? Li rassicuro: non è così. Conoscere il nostro passato non ne cambia certo il corso. La nostra Italia, quell’Italia repubblicana nata dalla Costituzione, diventa più forte perché conosce sempre più la verità sulla sua storia: e la verità, rende liberi”.

“Invito i colleghi consiglieri che oggi hanno democraticamente fatto in modo che non parlassi, di documentarsi sul passato; la vita non è fatta solo di polemica e discussione a priori, ma soprattutto di rispetto per tutti i martiri della storia che è frutto di tante pagine, che vanno lette, una per una”.

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