Pensiamoci

Giudici e politica, giorni decisivi

Caso Toti: dimissioni per permettere una svolta in Regione e restituire onore a se stesso

Il rigassificatore non lo vuole più nessuno ma potrebbe arrivare lo stesso. Il ruolo di Vaccarezza

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Savona/Liguria. Le ultime vicende del caso Toti gettano nello sconforto i poveri cittadini liguri, spettatori senza colpe di un caso ancora lontano dalla soluzione, anche se si intravede una flebile luce in fondo al tunnel.

Un primo colpo di scena era arrivato nei giorni scorsi. Dopo il no alla revoca degli arresti domiciliari, un Toti visibilmente provato aveva detto “Questa poltrona è un peso”, facendo intendere che avrebbe anche potuto dimettersi. Una scelta però ancora da confermare, e ulteriormente complicata ieri dall’ipotesi che la stessa premier Meloni preferirebbe rinviare le elezioni, perché in autunno si vota anche in Emilia Romagna e Umbria. Il centrodestra, che non ha ancora un candidato, rischierebbe un cappotto 3-0 difficile da sopportare.

Continua così il rito davvero unico della magistratura che decide l’agenda politica, consentendo o vietando a Toti di incontrare questo o quel personaggio politico nelle sue “consultazioni” ad Ameglia. Ci sembra sinceramente un vulnus nella nostra vita democratica. O uno è agli arresti domiciliari, che allora vanno rispettati sino in fondo, impedendogli di svolgere attività politica, oppure i domiciliari gli vanno revocati e allora incontri chi vuole.

A proposito di incontri. Toti ha chiesto di vedere Salvini, il suo più convinto difensore, ma questo non accadrà domani anche se Salvini è a Genova. In modo provocatorio pure il Movimemto 5 Stelle ha chiesto di incontrare Toti, mossa politicamente comprensibile, ma altro elemento di assurdità nella vicenda dei magistrati che comandano sulla politica.

In tutto questo si inserisce il caso del rigassificatore. Il centrodestra orfano di Toti ha fatto dietrofront e si è detto contrario all’impianto davanti a Savona e Vado (molte polemiche però meglio tardi che mai, qualsiasi sia il motivo della decisione). La Snam fa finta di niente e procede spedita nelle procedure del caso, come gli consente la legge, anche se motivi di opportunità dovrebbero suggerirle di fermarsi per l’assenza di un commissario.

Il pericolo finale è che il rigassificatore potrebbe comunque essere spostato a Savona-Vado, perché la legge consente di farlo addirittura con la contrarietà del commissario, che sarebbe obbligato a firmare una decisione del ministero dell’Ambiente.

Su queste due cose (il nome del commissario, auspicando che sia un savonese) e la scelta finale (evitare l’arrivo del rigassificatore) potrebbe essere decisivo Angelo Vaccarezza, fulminato per la seconda volta sulla via di Damasco. Dopo l’abbandono degli arancioni totiani, si è convinto che il rigassificatore non deve arrivare. Bene, essendo compagno di partito in Forza Italia del ministro Pichetto Fratin, da cui tutto dipende, vada a parlargli e gli illustri la situazione. Crediamo che il ministro non potrebbe che adeguarsi alle indicazioni di un così importante esponente del suo partito come Vaccarezza, che potrebbe mettere sul piatto della bilancia persino le sue dimissioni: quando la Patria chiama…

Tornando alla Regione, è evidente come tutto sia nelle mani di Toti. Per quel che conta, ci permettiamo di dare un consiglio al presidente. Dall’inchiesta sono emerse molte cose. Sul piano penale la verità è rimandata al terzo grado di giudizio, e la conosceremo quindi tra anni. Secondo gli innocentisti resterà poco o nulla. Sul piano politico, appare chiaro che quel sistema era viziato da comportamenti inopportuni.

Soprattutto se si sente innocente (non è il primo e purtroppo non sarà l’ultimo a essere arrestato ingiustamente) si dimetta.

Presidente Toti, lasci perdere convenienze, giochi politici, ammiccamenti vari. Si dimetta subito, presidente Toti, restituisca nell’unico modo possibile un po’ di onore a se stesso e la libertà di scegliersi un nuovo presidente a tutti i liguri.

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