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Per un pensiero altro

Opzione onironautica

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

pensiero altro 3 luglio 2024

“Con “L’interpretazione dei sogni” il sogno fa il suo ingresso nel campo dei significati umani. Nell’esperienza onirica il senso dei comportamenti sembrava attenuarsi; quando si oscurava e si dileguava la coscienza vigile, il sogno sembrava liberare e sciogliere finalmente il nodo delle significazioni. Il sogno rappresentava il nonsenso della coscienza. È noto come Freud abbia capovolto la frase, facendo del sogno il senso dell’inconscio” scrive Michel Foucault in un saggio del 1994 tradotto in italiano con il titolo “Il sogno”. Il tema del sogno è oggetto di riflessione a livello filosofico e in letteratura da tempi lontanissimi, possiamo risalire a Platone, ne tratta nel Teeteto e nel Timeo, ampiamente lo affronta Aristotele, e ancora Cartesio nelle sue Meditazioni, e poi Leibniz e Voltaire, ne fa un cardine del suo pensiero Schopenhauer per poi arrivare ai giorni nostri con Freud, Derrida e lo stesso Foucault; tra gli scrittori come dimenticare “La vita è sogno” di Calderon de la Barca e la citatissima affermazione di Shakespeare ne la Tempesta: “Noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è racchiusa in un sonno”, in chiusura mi si permetta una citazione e un suggerimento contemporaneo, lo splendido film scritto e diretto dal visionario regista statunitense Richard Linklater: “Waking life”. Anche nella pellicola appena citata si affronta un tema strettamente connesso alla “verità” da individuarsi nel sogno come nella veglia e dello strumento offerto dall’onironautica. Necessariamente ricercare una verità richiede un atto interpretativo e, in particolare nel sogno, si reputa indispensabile un simile approccio; personalmente ritengo che lo stesso valga per la vita anche se è comune il credere che la realtà vissuta da svegli sia data in quanto tale, non abbia, cioè, la necessità di rimandi ad altro per ottenere la patente di veridicità.

Applichiamo un’utile epochè nei confronti dell’ultima affermazione ma anche sulla certezza che, mentre la vita rappresenti se stessa, il sogno suggerisca necessariamente altro, anche perché questo approccio, che potremmo definire razionalistico, quello promosso dall’analisi freudiana, ha condotto lo stesso maestro viennese a riconoscere l’esistenza di quello che ha definito “ombelico del sogno” che è un centro ininterpretabile e che circoscrive le possibilità di “lettura come segno di altro” per l’intera attività psicoanalitica. Mi rendo conto che affermare che dovremmo approcciare la vita come un sogno e il sogno come realtà in sé possa creare disagio, ma come giustificare la nostra creatura più intima come altro da ciò che viviamo? Perché necessariamente razionalizzare il sogno pur sapendo che in tal modo lo rendiamo altro? Forse ci spaventa la possibilità di viverlo e non interpretarlo? Perché allora non onirizzare il quotidiano? Perché le immagini offerteci dai sensi in stato di veglia sono per noi garanzia di verità quando tutti abbiamo sperimentato situazioni ingannatrici? Come esempio ci basti la certezza di essere fermi mentre viaggiamo solidali col pianeta a una folle velocità; perché i sensi “altri” che utilizziamo nel sogno li neghiamo da svegli? Forse dovremmo concepirli come occasioni e non come linguaggio dell’inconscio per rivolgersi alla ragione, forse dovremmo ascoltarli e non trasformarli assoggettandoli a schemi a loro alieni. La saggezza antica affermava che i sogni inascoltati rubano l’anima, ma renderli altro per poi ascoltare è comunque concedersi al furto, oltretutto da complici. Un’ipotesi alternativa è offerta dall’onironautica alla quale accennavo poco sopra, soprattutto se applicata alla produzione ipnagogica.

La pratica onironautica è antica, inizialmente conosciuta solo in ambito esoterico, dalla fine dell’ 800 ha acquisito dignità scientifica e recenti mezzi come l’EEG hanno consentito una interessante documentazione del fenomeno. Si tratta del cosiddetto “sogno lucido”, potremmo definirlo un sogno vissuto con la consapevolezza di stare sognando. Credo che a tutti sia occorso di sognare e di rendersene conto, ma pochi sanno gestire il fenomeno, però, senza dover divenire degli iniziati, tutti possiamo operare allo stesso livello nello stato ipnagogico. La fase ipnagogica, hypnos-sonno e agogos-che porta a, è quella che precede il sonno consentendoci una condizione ancora coscienziale, in quella condizione siamo ancora in grado di gestire il film che ci scorre sotto le palpebre, ne siamo i registi di fatto, possiamo modificare tempi e luoghi, introdurre o eliminare personaggi, determinarne i comportamenti e le emozioni, siamo il dio del nostro teatro dell’anima. Lo stato ipnagogico è un brodo esistenziale dal quale cogliere idee più libere, avere intuizioni anche scientifiche ma soprattutto, almeno a mio parere, è possibile viverlo senza censure e incontrare più profondamente se stessi o, addirittura, mandare messaggi al nostro io profondo per stabilire un reciproco e gravido rapporto dialettico. Gli esperti del settore hanno individuato quattro fasi ipnagogiche, le prime due ancora confuse e caotiche preludono all’acquisizione di strumenti creativi e codici semantici che via via ci allontanano dalla razionalità convenzionale immettendoci nei linguaggi dei sogni. I collegamenti tra le sequenze divengono una sorta di libera associazione, il pensiero che le accompagna utilizza simboli. Tecnicamente si parla di “creatività non lineare”; l’universo che ci abita si può mostrare liberato dai condizionamenti, dalle convenzioni, dalle censure, consentendosi a commistioni irrazionali, analogiche, generando sintesi inaspettate. Ci possiamo lasciar stupire da noi, inventare nuovi paradigmi da destrutturare in qualsiasi momento L’esperienza sinestetica si manifesta in un gioco sempre nuovo e noi diveniamo il gioco stesso, liberi e padroni di noi e del nostro agire, non afflitti da grigi osservatori occhiuti, senza avvertire l’alito freddo e fetido di ottusi censori esogeni ma con la pericolosa possibilità di interpretare quel ruolo noi stessi: e qui sta il cuore della questione.

La quantità illimitata di potere nelle mani e nella volontà del regista, di ognuno di noi, è specularmente un’enorme responsabilità. L’impervia altezza della libertà può generare delle vertigini esistenziali, sapersi non soggetti ad alcunché se non alla nostra deliberazione può essere destabilizzante, ma che meravigliosa ebrezza ci coglie se sappiamo renderci conto delle infinite possibilità, novello Adamo senza l’incombere del peccato; già, perché il dio del mio stato ipnagogico sono io e nessuno potrà mai apparire all’improvviso per chiedere “Adamo cos’hai fatto?!”, nessun divieto per cui nessuna possibilità di peccare. Sapremo gestire un’occasione scevra da censure? Siamo certi che il bisogno di un limite non ci affliggerà anche in quel contesto? L’unica possibilità per rispondere a questi interrogativi è provarci. Esatto: ecco il meraviglioso e destabilizzante gioco che ci offre l’opzione onironautica, proviamo a regalarci ai momenti ipnagogici lasciandoci stupire da noi stessi, lasciamo fuoriuscire il nostro io più profondo con le sue pulsioni, i suoi desideri più inconfessabili, non poniamoci come super io dell’inconscio remoto, al contrario, almeno in questo caso, impariamo ad avere il coraggio di lasciarci avere paura di noi stessi. Seduti l’uno di fronte all’altro, da un lato l’abisso che parla la sua terribile lingua di immagini e suoni e odori e urla iconoclaste, dall’altra il viandante della vita che ha imparato a usare il mondo che si è visto costretto a esperire e compiaciuto di attraversare, entrambe al cospetto di un io che si scopre sintesi magmatica di due sconosciuti che, se ne saremo capaci, potranno sorridersi e, chissà, addirittura comprendersi. In questo folle quadro forse l’unica risposta alla convenzionale normalità che è l’unica vera follia: la rinuncia a incontrare e abbracciare la meravigliosa complessità di noi stessi.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero. Clicca qui per leggere tutti gli articoli.

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