Parabola

Ritratto di Giovanni Toti, il governatore-comunicatore: dal Modello Liguria alle dimissioni

Arrivato sulla scena politica come delfino di Berlusconi, Toti "il toscano" si prende due volte la Liguria ed esce vincitore dalle tragedie di Covid e ponte Morandi. Nel mezzo il sogno infranto di un centro moderato

giovanni toti

Liguria. Se si percorre a ritroso dall’esordio alle dimissioni la parabola che ha portato Giovanni Toti a far cambiare colore a una regione storicamente rossa, l’episodio della gaffe su Novi Ligure, che forse gaffe non era, è il primo che balza alla mente. Era l’aprile del 2015.

Si stava giocando la campagna elettorale che lo avrebbe visto stravincere contro un centrosinistra frammentato in tre candidati: Raffaella Paita, al tempo sostenuta dall’ex presidente Claudio Burlando, Luca Pastorino, candidato della sinistra e Alice Salvatore, Movimento 5 Stelle.

Ritratto di Giovanni Toti, “ligure” dal 2015

Sono passati più di nove anni durante i quali Giovanni Toti il “toscano”, delfino di Silvio Berlusconi, uomo Mediaset, portatore di un “arancionismo” ancora embrionale, è passato dall’essere una figura quasi spuria rispetto alla politica ligure a diventarne la perfetta rappresentazione.

Quel “modello Liguria” fatto di comunicazione spinta e liberismo e che, però, dal 7 maggio, da quando cioè Giovanni Toti è stato arrestato per corruzione insieme all’ex presidente del porto di Genova Paolo Emilio Signorini e all’imprenditore Aldo Spinelli, è diventato sinonimo di altro. Sinonimo di malaffare.

Dopo 80 giorni di arresti domiciliari Giovanni Toti ha deciso di dimettersi. Nessuno sa quante sigarette deve avere consumato prima di arrivare a questa decisione, lui che non ha mai nascosto più di tanto il vizio del fumo, nonostante l’attenzione costante all’immagine.

elezioni regionali 2015

Ritratto di Giovanni Toti, dalle redazioni alle dimissioni

Nato a Viareggio il 7 settembre 1968 e cresciuto in Lunigiana, famiglia di albergatori e ristoratori. Studi in Scienze politiche alla Statale di Milano. Il ritratto di Giovanni Toti lo vede stagista a Studio Aperto, il tg che finirà per dirigere nel 2010 dopo 14 anni di carriera in redazione. Nel 2014, altra direzione, quella del Tg4, al posto di Emilio Fede. Giornalista Mediaset è anche la moglie, Siria Magri, che ha sposato nel 2003. In quegli anni i suoi riferimenti sono Paolo Liguori, Fedele Confalonieri e – naturalmente – Silvio Berlusconi.

Nel 2014 la “scesa in campo” di Giovanni Toti con la facile elezione in parlamento europeo, un seggio che occuperà per poco visto che, appunto, il 1 aprile (sic) 2015 sarà candidato dal centrodestra e il 31 maggio diventerà presidente della Regione Liguria. Quella vittoria è un domino: il centrodestra a stretto giro si prende Savona e La Spezia. E si prende Genova, considerata fino ad allora roccaforte della sinistra. E sua, e dell’oggi viceministro Edoardo Rixi, l’idea di proporre come candidato un manager fino allora del tutto sconosciuto ai genovesi, il due volte sindaco Marco Bucci.

Ritratto di Toti, l’addio a Forza Italia

In quegli anni matura in Giovanni Toti l’idea di poter fare a meno del suo padrino, politicamente parlando, Silvio Berlusconi. Che nel 2014, in effetti, è forse nel punto più basso della sua storia tra azzoppamenti giudiziari e risultati elettorali a cifra singola. Giovanni Toti sogna un centro moderato, civico, “arancione” e soprattutto si ribella al Cavaliere dopo la decisione dell’ex premier di chiudere il tavolo delle regole che aveva come compito principale quello di rinnovare lo statuto di Forza Italia: “Mi pare che ci siano le condizioni per cui ognuno vada per conto suo, è Forza Italia che esce da se stessa. Buona fortuna a tutti”, aveva detto prima di sbattere la porta e lanciarsi nell’avventura di Cambiamo! e nella corsa per il bis della Regione.

Nel 2020 Toti viene rieletto alla guida della Liguria e la lista civica che porta il suo nome è la più votata, doppiando quella che sul simbolo affianca il nome di Berlusconi. Iniziano le montagne russe: da Cambiamo! Toti fonda Coraggio Italia in condivisione con il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, anche lui indagato da qualche settimana per un’altra vicenda di corruzione.

Poi, dopo la caduta del governo Draghi, Toti si apparenta con Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi dando vita a “Noi Moderati” e diventando il presidente del consiglio nazionale del partito. Alle Europee 2024, nel pieno dell’inchiesta ligure. Noi Moderati si allea con Forza Italia. Nel frattempo Berlusconi è morto, ma il suo nome continua ad accompagnare il simbolo del partito, oltre che diventare quello del secondo principale aeroporto italiano.

Dal Covid al Morandi, un governatore sempre sulla scena

Se dal punto di vista della politica nazionale Giovanni Toti non sembra avere particolare fortuna, le sue volate sembrano partire sempre troppo tardi o troppo presto, in Liguria il governatore si realizza e galvanizza come amministratore più che presente, ubiquo. La seconda rielezione alla guida della Regione Liguria, nel settembre 2020 (contro Ferruccio Sansa, espressione del patto giallorosso), avviene in mezzo alle due più violente ondate del Covid e dopo la tragedia del ponte Morandi.

Giovanni Toti, supportato da una squadra di fedelissimi sia in giunta sia nelle strutture sanitarie, e da uno staff comunicativo che fa pensare per imponenza all’esercito di terracotta di Xi’an, è uscito mediaticamente vincitore dalla bufera della pandemia. Nonostante la Liguria sia una delle regioni che in Italia ha pagato il tributo più pesante al Covid, Toti ha passato mesi a rassicurare e informare i cittadini con eloquio impeccabile e punti stampa quotidiani in diretta streaming, con bollettini che si sovrapponevano a quelli del ministero della Salute. Bollettini, emergerà dalle carte dell’inchiesta della procura di Genova in corso, che a dire il vero non corrispondevano del tutto alla realtà.

Sono i mesi in cui l’epidemiologo Matteo Bassetti diventa una star. Giovanni Toti, che all’inizio della pandemia aveva provato – come tanti – a ridimensionarne la portata, sarà un sostenitore della campagna vaccinale senza se e senza ma nonostante altre voci del centrodestra preferiscano strizzare l’occhio alla galassia no vax.

Come la diffusione del Coronavirus, un’altra catastrofe accompagna gli anni tra il primo e il secondo mandato di Giovanni Toti: il crollo del ponte Morandi. E’ in quel frangente che il “modello Liguria” viene consacrato come un successo. Tra l’agosto 2018 e l’agosto 2020, quando appena due anni dopo il disastro del viadotto Polcevera viene inaugurato il nuovo ponte San Giorgio, Giovanni Toti diventa un tutt’uno con il sindaco di Genova Marco Bucci, al pieno del suo indice di gradimento.

Modello Liguria, pesto e selfie

Gli oppositori li chiamano “Yoghi” e “Bubu”. Li scherniscono a colpi di meme quando si lanciano in costume e salvagente giù dallo scivolo montato in via XX Settembre per il compleanno di Costa Crociere. Eppure quella politica fatta (anche) di selfie e gonfiabili, di basilico e focaccia, di maximortai, maxischermi e maxiconcerti, funziona. Fino al 7 maggio 2024.

L’ultima uscita pubblica di Giovanni Toti da presidente della Regione Liguria, prima dell’arresto, dei domiciliari e delle dimissioni, lo aveva visto sul palcoscenico del Teatro della Gioventù, al volante di una macchinina giocattolo per parlare di una campagna regionale sui corretti stili di vita. E’ l’ultima pennellata sul ritratto. Sembra un’era fa.

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