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Stop agli smartphone in classe anche per uso didattico, i dirigenti: “In contraddizione con la Scuola 4.0 sempre più digitale”

Il ministro Valditara firma una nuova circolare che vieta dal prossimo anno scolastico l'uso del cellulare a qualsiasi scopo, anche didattico: "Perché io non credo che si faccia buona didattica con un cellulare fino alle scuole medie"

cellulari

Savona. “Ho firmato una circolare che vieta dal prossimo anno scolastico l’uso del cellulare a qualsiasi scopo, anche didattico perché io non credo che si faccia buona didattica con un cellulare fino alle scuole medie”, a parlare è il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara durante un convegno che si è tenuto nei giorni scorsi a Roma.

“Questo però, ovviamente, non riguarda l’uso del tablet o del computer, che devono essere utilizzati sotto la guida del docente”, afferma.

Va ricordato che la precedente circolare del 2022 che vietava l’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici faceva eccezione per i casi in cui venga autorizzato dal docente “in conformità con i regolamenti d’istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative“.

Una questione di difficile gestione, un argomento complesso che non esclude le scuole secondarie di secondo grado. “E’ un argomento particolare quello dell’uso improprio dei cellulari, un problema serio e di complicata gestione – afferma Daniela Ferraro, dirigente dello scientifico “Orazio Grassi” di Savona – ho letto del nuovo provvedimento del ministro, vero che riguarda solamente le medie ma è tutto una conseguenza”.

La dirigente, già in passato ai microfoni di IVG, aveva affermato come il suo collegio docenti (durante l’anno) avesse riflettuto molto sull’argomento, richiamando spesso gli studenti ad un uso consapevole degli smartphone. Adesso questa nuova circolare lascia però dei grandi dubbi: “Ho dei grandi punti di domanda, ancora non ne ho parlato con il collegio docenti essendo estate ma appena potrò lo faro – prosegue – mi pongo dei quesiti anche sulle tempistiche, un provvedimento arrivato così in piena estate quando tutti sono in ferie”.

“Mi sembra un provvedimento che non tiene conto della realtà quotidiana dalla scuola e delle classi – afferma la dirigente – non è semplice gestire la situazione. Inoltre mi sembra che stiamo andando in due direzioni opposte: da una parte la scuola 4.0 con la digitalizzazione e dall’altra questa circolare”.

“Scuola 4.0” è la linea di investimento del ministero dell’Istruzione predisposta in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Esso si concentra su due framework: Next Generation Classroom, centrato sulla trasformazione delle aule di insegnamento in ambienti fisici e digitali di apprendimento e Next Generation Lab per le scuole secondarie di secondo grado, che prevede la realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro.

La dirigente ci spiega che ha appena speso 300 mila euro dei fondi del PNRR, appunto, per l’acquisto di nuovi device digitali. Una linea tracciata, appunto, direttamente da Roma, da dove adesso arriva l’abolizione dell’uso dei telefoni anche per scopo didattico: “E’ una questione anche di etica personale, abbiamo utilizzato questi milioni ed adesso vanno impiegati – conclude Daniela Ferraro – i ragazzi possono andare su internet anche con tablet o computer: sono due direzioni difficili da far combaciare.  Parliamo tanto di scuola 4.0 e adesso vietiamo i cellulari, a mio avviso c’è confusione”.

Sulla stessa linea d’onda della collega è Daniele Scarampi che dal 2023 è alla guida del Polo unico Finalese e dell’Istituto comprensivo di Sassello. Una circolare che va contro corrente rispetto a quello per cui si sta lavorando: una scuola più smart, più tecnologica e digitale: “Il divieto c’è dal 2007, ovvero una circolare che vieta lo smartphone in classe tranne che per scopo didattico però questo mi sembra anacronistico”, afferma il dirigente.

“Per la scuola 4.0 abbiamo acquistato strumenti digitali per decine di migliaia di euro – spiega – questa nuova circolare mi sembra un buon proposito dal punto di vista ideologico ma sfocia in una contradizione anacronistica“.

“Per quanto mi riguarda penso che bisogna educare, non proibire – conclude – bisogna far si che i nuovi propositi non sfocino in contraddizioni altrimenti perdono di forza e senso”.

 

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