Scarpini al chiodo

Giacomo Badoino lascia il calcio giocato dopo 30 anni al Pontelungo: “Il mio cuore è sempre rimasto granata”

L'ormai ex capitano del club ha deciso di annunciare il suo ritiro dal calcio giocato: "Sentivo che questo fosse il momento giusto. Rimorsi? Nessuno, quante soddisfazioni in carriera"

“Mi levo la maglia per l’ultima volta, la piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai”, queste le ultime parole con cui, Francesco Totti, ha annunciato l’addio alla Roma e al calcio giocato e che, probabilmente, tutti i giocatori arrivati alla fine della loro carriera hanno ricordato o pensato in quegli ultimi frangenti. Si cerca di rallentare il tempo, di godersi quegli ultimi istanti perchè si, questa volta sai che sono gli ultimi. Quindi allacci con molta cura gli scarpini, rispondi ‘presente’ per l’ultima volta all’arbitro, carichi per l’ultima volta la squadra, per sudare insieme l’ultima maglietta ufficiale della tua vita.

Giacomo Badoino, capitano del Pontelungo e bandiera del club granata, ha annunciato l’addio al calcio giocato. Trent’anni nello stesso club, nel quale gioca e cresce fin da piccolissimo, all’età di soli 3 anni. In un calcio in cui le bandiere sono solamente un lontano ricordo, per Giacomo contava solamente giocare con il colore granata sul petto. Badoino arriva a 33 anni riuscendo, da capitano, ad alzare il tanto agognato trofeo del campionato di Prima Categoria e la Coppa Liguria nello stesso anno, oltre a calcare i campi di Promozione classificandosi alla sesta posizione.

Un addio annunciato alla squadra alla fine dell’ultima partita. Probabilmente il momento più difficile della sua carriera, una decisione ancora più ponderata se si pensa che, in quell’addio, è racchiusa praticamente tutta la tua fede per l’unico club per cui hai giocato, e questo rende ancora il tutto incredibilmente più romantico. Il calcio dilettantistico ligure, e forse quello italiano, perdono una grande bandiera dei nostri tempi.

Un’intervista nata nel posto in cui ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo del calcio, dove nel pomeriggio si trovava con gli amici a calciare per la prima volta il pallone, il campetto delle ‘Opere Parrocchiali’ di Campochiesa, paesino dell’albenganese. Da lì incrementa la passione per il calcio e le giocate che poi replicherà sul campo, per tutta la vita, con il Pontelungo: “Sono 30 anni giusti quest’anno. Ho iniziato da piccolissimo e ho deciso di chiudere quest’anno in salita, dopo essere partiti dalla Terza Categoria. Quest’anno siamo riusciti a raccogliere un grande risultato, sapevo che fosse arrivato il momento giusto, mi sentivo dentro che era arrivato il momento di dire stop“.

L’inizio della sua carriera ‘nei grandi’ parte dal fondo, ricordando tutte le battaglie trascorse in terra battuta: “Siamo partiti con tanti ‘juniores’ della mia leva dal basso della categoria, iniziando il nostro cammino. Abbiamo iniziato al Massabò, il campo in terra che poi diventò il nostro fortino. Da lì siamo saliti fino in Prima Categoria, dove il Covid ci ha interrotto una buona annata, per poi vincere coppa e campionato in un’unica stagione. L’apice è arrivato quest’anno, riuscendo ad arrivare vicini alla zona playoff da neopromossa”.

Un percorso quasi unico. In un mondo in cui il cambiamento è all’ordine del giorno, è difficile trovare storie simili: “La motivazione principale è sempre stato il gruppo. Anche in annate non brillantissime, come quelle delle retrocessioni o salvezze all’ultima giornata, il gruppo è sempre andato oltre. In tutte le squadre è così, ma ho sempre percepito il tutto più speciale qua al Pontelungo. E’ difficile per un giocatore rimanere sempre nella stessa squadra, ma io mi sono sempre trovato bene. Ho avuto anche altre chiamate, niente di assurdo ovviamente, ma il mio cuore è sempre rimasto granata“.

Da capitano a capitano, la fascia adesso è passata al ‘suo’ vice Guardone: “Grande uomo spogliatoio oltre che persona responsabile. E’ tanti anni che è già in prima squadra, è molto forte tecnicamente e sicuramente sa tenere molto bene in mano il gruppo, sa parlare e saprà tenere tutti sul pezzo e concentrati”.

Da giocatore, rimarrà comunque un grande supporters della sua squadra. Come ha lasciato i suoi compagni?: “Ci sono stati tanti cambiamenti, sicuramente dovranno ancora ingranare. Ho visto che sono arrivati molti giovani, ma lo zoccolo duro è rimasto. Ci sono tanti giocatori forti, se non ci si monta la testa, potranno togliersi grandi soddisfazioni“.

Quindi, guardando indietro, Giacomo può sorridere della sua grande carriera granata: “Nessun rimorso, tranne forse l’espulsione all’ultima giornata. Va bene lo stesso, non posso chiedere di meglio. Momenti belli ce ne sono stati tanti, e anche se alcuni pensano alla vittoria di un campionato, io penso anche alle salvezze all’ultima giornata, arrivate dopo tanto sacrificio: una soddisfazione immensa“.

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