Mistero

Disperso sul Monviso, 12 giorni dalla scomparsa di Nicola Ivaldo: ricerche “paralizzate” dal maltempo

Il cellulare si è agganciato per l’ultima volta ad un ripetitore di Pinerolo (Torino), versante opposto rispetto alla Val Varaita (Cuneo) da cui è partito: “Impossibile circoscrivere un perimetro esatto”

nicola ivaldo

Liguria/Piemonte. Sono passati esattamente 12 giorni dalla sua scomparsa. Ore e giornate drammatiche per familiari e amici e molto difficili per i soccorritori che, alle prese con il maltempo, hanno fatto e continuano a fare il possibile, ma senza esito. 

Non vi è ancora alcuna traccia del medico Nicola Ivaldo, molto conosciuto e stimato nel savonese e non solo. E al momento, purtroppo, le speranze di ritrovarlo ancora in vita sono vicinissime allo zero. 

Tutto è iniziato lo scorso 14 settembre, quando il 66enne si è recato nella frazione Castello di Pontechianale, accanto alla diga del bacino artificiale, per un’escursione sul Monviso. Ma, stando a quanto riferito, non avrebbe comunicato a nessuno né la meta che intendeva raggiungere né il percorso. 

Per arrivarci, Ivaldo ha utilizzato un’auto a noleggio. E per fortuna, perché è stato proprio grazie al sistema gps, tramite la ditta di noleggio, che i soccorritori sono riusciti a scoprire la posizione del veicolo e hanno potuto così dare avvio alle ricerche. 

Nel weekend in cui è scomparso, il Monviso è stato affollato da centinaia di escursionisti, scalatori e appassionati di trekking dai quali però non è pervenuta nessuna segnalazione. 

Questo ha portato di conseguenza ad escludere che potesse trovarsi su uno dei sentieri più battuti. Ivaldo è un grande appassionato di montagna ed è considerato uno degli arrampicatori più esperti del finalese: questo avvalora l’ipotesi che abbia scelto di avventurarsi in un percorso non tra i più noti. 

L’allarme è scattato poi nel pomeriggio di lunedì 16 settembre, lanciato da familiari e amici preoccupati per il mancato arrivo del medico in studio. Le ricerche vere e proprie sono quindi iniziate martedì 17 settembre che, stando a quanto riferito alla redazione di IVG dal Soccorso Alpino del Piemonte, “è stato anche l’unico giorno su 12 in cui si sono potute svolgere a pieno regime”. 

Il Monviso, infatti, è stato investito da una prolungata ondata di maltempo che, a fasi alterne, ha reso impossibili i sorvoli aerei e le ricerche a terra. Proprio le ricerche a terra, in questo momento, risultano sospese, a causa della copiosa quantità di neve caduta negli ultimi giorni. 

Ieri, il maltempo ha placato la sua furia per mezza giornata, così è stato possibile un nuovo sorvolo aereo dei vigili del fuoco (il Soccorso Alpino piemontese non ha mezzi aerei e si “appoggia” all’elicottero del 118 che, per ovvi motivi, non può essere utilizzato per ricerche così prolungate). 

Ma il problema nel problema, è che gli stessi soccorritori stanno di fatto brancolando nel buio. Al momento, infatti, non si può stabilire un perimetro esatto per le ricerche. 

Basti pensare che il cellulare di Ivaldo si è agganciato per l’ultima volta ad un ripetitore di Pinerolo (Torino), che risulta però situato sul versante opposto rispetto alla Val Varaita (Cuneo) da cui è partito: “Difficile pensare possa aver percorso tutti quei chilometri a piedi e, nel caso, questo porterebbe ad allargare ulteriormente ed enormemente l’estensione del territorio da battere”, hanno fatto sapere i soccorritori. 

In sostanza, se un telefono si aggancia ad un solo ripetitore (come in questo caso) si può solo battere a tappeto la zona (molto vasta) intorno al ripetitore stesso. Discorso diverso, invece, quando il cellulare si aggancia a più di un ripetitore, permettendo così di tracciare quantomeno un perimetro circoscritto. 

La situazione è drammatica e, purtroppo, le speranze sono ridotte quasi a zero. Se fossimo in grado di stabilire il punto esatto o anche solo un’area circoscritta, potremmo poi procedere al recupero in qualunque luogo e condizione. Di sicuro si è recato in una zona remota. Ad ora, non possiamo proseguire le ricerche a piedi, sono sospese, ma non lasceremo nulla di intentato”, hanno concluso dal Soccorso Alpino del Piemonte. 

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