Liguria. La pm Arianna Ciavattini ha chiuso le indagini per il giro di festini a base di cocaina ed escort (e spaccio, anche al di fuori dai festini) che un anno fa aveva portato all’arresto dell’imprenditore e albergatore Christian Rosolani e dell’architetto Alessandro Cristilli. Le serate si sarebbero svolte o nella casa di Cristilli, ad Apparizione o in viale Quartara dove viveva Rosolani. Agli incontri partecipavano professionisti e manager della Genova bene.
Nelle carte dell’inchiesta era comparso quello dell’allora vicepresidente della Regione Liguria e oggi neo assessore Alessandro Piana. Secondo quanto riportato nell’ordinanza dal gip Riccardo Ghio, sulla base di un’intercettazione ambientale di Cristilli e sulla base del riconoscimento di una delle ragazze presenti Jessica Nikolic (anche lei indagata) Piana avrebbe partecipato a una delle cene, precisamente quella del 1 marzo 2022 a casa di Cristilli. Lui – che non è mai stato indagato perché sarebbe comunque stato un semplice fruitore – aveva sempre fermamente negato e, assistito dall’avvocato Maurizio Barabino, era anche stato sentito dai pm. Oggi con la chiusura delle indagini quella vicenda è chiarita in modo definitivo. Il nome di Alessandro Piana è comparso per un errore di identificazione. Lui a quella festa non c’era.
“È la fine di un incubo – commenta Piana ai microfoni di Genova24 -. Una faccenda grottesca, particolare, strana, che lascia perplessi perché arriva dopo le elezioni e dopo la nomina a vicepresidente. Durante tutta la campagna elettorale sono stato puntualmente attaccato sui social come quello dei festini e delle escort. Per correttezza i pm avrebbero potuto chiudere prima la vicenda, visto che io sono sempre stato corretto nei loro confronti. L’indagine era chiusa da mesi e l’avviso guarda caso è arrivato ora: non mi venite a dire che non c’entra la politica. Continuo ad avere massima fiducia negli organi inquirenti che corrono rischi enormi per la nostra sicurezza, ma purtroppo c’è ancora chi fa magistratura facendo politica e questo non è giusto né corretto in un Paese civile. Bisogna essere sempre sopra le parti, e lo dico nell’interesse di tutti. Dal punto di vista personale sono stato danneggiato, ne chiederò conto a qualcuno che ha esagerato negli insulti”.
C’erano invece e figurano nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di Cristilli, Rosolani, Nicolic ed Emanuele Merlini (indagato per spaccio), il notaio Piero Biglia Di Saronno e il presidente del Porto antico Mauro Ferrando. Erano presenti alla festa del 1° marzo 2022 in qualità, secondo l’accusa, di fruitori delle prestazioni sessuali di Nikolic e di un’altra ragazza, pagate da Cristilli con cocaina e denaro per concedersi agli ospiti. Ribadiamo: anche loro non hanno commesso alcun reato. Sia Biglia di Saronno sia Ferrando, in corso di indagini, avevano ammesso di aver partecipato a quella cena, ma hanno sempre negato sia di aver consumato droga sia di aver avuto rapporti sessuali con le ragazze.
Biglia Di Saronno, la cui presenza alla festa era confermata da un tabulato telefonico, aveva depositato una memoria in Procura escludendo la presenza di Piana e ribadendo di aver solo parlato di lavoro con Cristilli. Era stato lui di fatto a fare il nome di Ferrando come secondo ospite della festa chiarendo che non assomigliava per niente al vicepresidente della Regione e non capiva come il suo nome fosse finito nelle carte.
Jessica Nikolic, era stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta su un giro di prostituzione in via Serra e proprio da alcune sue dichiarazioni era partita l’indagine sui festini della ‘Genova bene’. Cristilli in un’intercettazione, parlando con un amico, spiegava di avere messo in piedi un “sistema pazzesco” per organizzare serate con prostitute che chiamava, storpiando il proprio nome, “Cristilline”. Le ragazze venivano pagate tra i 200 e i 400 euro a serata dove venivano consumate anche ingenti quantità di cocaina. Anche nella presente inchiesta è indagata per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione nei confronti di alcune ragazze che chiamava per partecipare alle feste in cambio di denaro e cocaina.
I quattro indagati, difesi dagli avvocati Leonardo Nicotra, Giuseppe Tortorelli, Federico Fontana e Gaimpaolo La Cognata hanno adesso 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati. Complessivamente a vario titolo sono una ventina i capi di imputazione formulati dalla Procura. Non è escluso che alcuni di loro possano sceglie di concordare un patteggiamento con l’accusa per evitare il processo ottenendo in cambio uno sconto di pena.
Tra i primi commenti quello della Lega: “Il nome del leghista ligure Alessandro Piana era spuntato in una inchiesta finita subito sui giornali. Nonostante fosse palese la sua estraneità, Piana ha subìto attacchi e fango per un anno. Ora emerge che era tutto un equivoco, un errore che però ha rischiato di rovinare la vita a un onesto cittadino. I giudici che commettono errori gravi sulla pelle delle persone dovrebbero pagare i danni, di tasca loro!”.