Forze fresche

L’ospedale San Paolo si svecchia, nelle Medicine Interne tanti specializzandi e neo specializzati: “Abbiamo scelto Savona”

I reparti guidati dalle dottoresse Rebella e Gnerre, sono un esempio virtuoso di lavoro di squadra. I giovani medici diventano una forza quotidiana che si inserisce in una visione strategica e progettuale di lungo termine

specializzandi Medicina interna Savona

Savona. Avevamo raccontato sulle pagine del nostro giornale di come il progetto Ponte dei reparti di Medicina Interna 1 e 2 dell’ospedale San Paolo di Savona, guidato dalle dottoresse Rebella e Gnerre, sia un esempio virtuoso di lavoro di squadra. Coinvolge medici, infermieri, operatori socio-sanitari e specializzandi per garantire una gestione completa e personalizzata del paziente. Sin dalla sua nascita nel 2011, il progetto ha messo al centro i bisogni del paziente cronico, integrando il Day Hospital con un’attività di degenza che conta 108 posti tra Medicina Interna 1 e 2, dedicati a pazienti con necessità multidisciplinari.

Le due Strutture Complesse collaborano con un unico obiettivo: la cura del paziente, stabilizzandolo e poi seguendolo lungo tutto il percorso di degenza. Ogni giorno, un turnover intenso porta in reparto pazienti provenienti da cardiologia, pronto soccorso, rianimazione e medicina d’urgenza. Questo processo richiede un lavoro di squadra meticoloso, con un coordinamento costante per viaggiare alla massima velocità e una sinergia tra esperienza e nuove energie. E se in altri reparti gli specializzandi e i neo specializzati rappresentano una risorsa indispensabile per affrontare le emergenze e le difficoltà di organico, nelle due Strutture Complesse di Medicina Interna, i giovani medici diventano anche una forza quotidiana che si inserisce in una visione strategica e progettuale di lungo termine.

La presenza degli specializzandi rappresenta quindi una risorsa preziosa e dinamica per il reparto. I giovani medici non sono mai lasciati soli: ogni loro attività è supervisionata da tutor esperti, che li affiancano nelle decisioni cliniche e li guidano nella gestione dei pazienti. Questo approccio garantisce sicurezza ai pazienti, seguiti sia dallo specializzando sia dal tutor, e permette ai giovani medici di crescere rapidamente in competenza e autonomia. situazione ideale anche per sviluppare la ricerca scientifica e gli studi clinici.

Un dato significativo è che molti specializzandi provenienti dall’ospedale San Martino di Genova decidono di proseguire la loro carriera a Savona. Ad esempio la dottoressa Elisa Schiavetta (giovanissima mamma) sta svolgendo i suoi 6 mesi di specialità (da ottobre a marzo) presso la Medicina Interna 2 (guidata dalla dottoressa Paola Gnerre) e non nasconde l’idea che un giorno vorrebbe fermarsi definitivamente in questa Struttura.

“Se ci fosse la possibilità ne sarei davvero felice – afferma – mi trovo davvero molto bene professionalmente oltre ad essere di Savona”. Anche la dottoressa Martina Penso, originaria di Genova, conferma il desiderio di rimanere: “Mi sto trasferendo a Savona, e ho intenzione di rimanere. Sono davvero contenta di questa opportunità che mi è stata data, sto crescendo molto anche grazie alla fiducia che mi viene concessa. Ovviamente sono sempre affiancata da un tutor”.

“E’ vero, ci sono colleghi che dopo aver vinto un concorso lontano da casa chiedono il ricongiungimento familiare o di avvicinarsi al luogo di residenza – afferma – ma io sto facendo il contrario, mi sto trasferendo a Savona, per cui ho intenzione di rimanere”.

Se presso l’ospedale San Martino la dottoressa Martina aveva meno “responsabilità” , a Savona le è stata data (in parte) facoltà di scelta e libertà d’azione: “E’ vero ed una cosa che mi sta facendo crescere moltissimo – afferma – sono molto più libera ed indipendente. Al San Martino le decisioni finali erano prese dal dirigente medico del reparto ora (anche se sono sempre seguita) posso avere qualche libertà d’azione. Sentendo la responsabilità comunque mi sto formando molto più velocemente”.

Anche la giovanissima dottoressa Camilla Scarsi è una new entry del reparto, assunta da agosto: “Anche io a gennaio 2025 entrerò al quinto ed ultimo anno di specialità e sono molto felice di essere al San Paolo”.

La dottoressa Scarsi (maggiormente svolge attività mediche presso la Medicina interna 1) sottolinea come la complessità dei pazienti che arrivano nelle due Medicine Interne sia all’ordine del giorno. Pazienti che richiedono assistenza a 360°: “Ci sono casi diversissimi tra loro e che richiedono un apporto multidisciplinare. Tanti pazienti sono allettati e necessitano anche di cure più attenzionate”.

“Passi dal giorno prima che sei specializzando e devi chiedere qualunque cosa al tuo strutturato, al giorno dopo dove ti devi arrangiare – spiega – insomma una bella bella palestra che mi sta facendo crescere tanto“.

Tutte e tre le dottoresse sono molto brave ad effettuare ecoscopie a letto e accessi vascolari: “Riteniamo che le ecografie siano una parte fondamentale della visita del malato”, spiegano in coro.

Gli specializzandi, come sottolineato da più dirigenti medici del San Paolo (che IVG ha intervistato), sono una risorsa per far fronte alle problematiche di organico e di mancanza di personale. Sarebbe opportuno quindi snellire le pratiche burocratiche per la loro assunzione e anche trovare soluzioni più idonee per quanto riguarda il periodo contrattuale e la formula stessa di assunzione.

Soluzione che si potrebbe trovare se Savona (come tutti gli altri ospedali fatti ad eccezione del San Martino che è la clinica universitaria) entrasse a fare parte della rete formativa invece di rimanere in quella extra formativa. Come sottolineato dalle tre ragazza, ma anche dalla dottoressa Gnerre e Rebella, se si passasse alla rete formativa “sarebbe tutto più semplice e si potrebbe ovviare più facilmente alla problematica delle carenze di organico”.

Oltre alle specializzandi ci sono però anche due giovani medici, entrambi geriatri, che sono stati assunti da poco e che hanno voluto fortemente lavorare in questi due reparti. Si tratta del dottor Luca Brullo e del dottor Matteo Pruzzo.

specializzandi san paolo

Lavoriamo qua da un annetto e entrambi abbiamo rifiutato di tornare a Genova, pur entrando con il concorso – affermano – all’inizio, quasi per caso, abbiamo fatto i concorsi in giro per il territorio, tra cui questo dell’Asl2 savonese. Siamo entrati e ci siamo fermati pur avendo la possibilità di rientrare su Genova (e siamo genovesi)”, spiegano.

Una scelta consapevole quindi che sottolinea come i reparti di Medicina Interna puntino sui giovani, sulla loro formazione e crescita professionale. “Ormai facciamo parte dell’organico a 360° ma questo subito già dal primo giorno – spiegano – ogni mattina facciamo il briefing con tutti i medici, con le due dirigenti, con la caposala dopo di che iniziamo il giro visite e poi con la parte delle dimissioni, che sono fondamentali. Dai nostri reparti tante persone escono quante ne entrano”, spiegano i due dottori.

“Alcuni casi sono di difficile gestione vero ma rispetto ad altri ospedali c’è più collaborazione. I casi più complessi al San Paolo finisco da noi mentre al San Martino, ad esempio, vanno nei reparti specifici. Se hai un problema endocrinologico allora ti ricoverano in endocrinologia e così via”, sottolineano.

“Un caso di una paziente che ci viene in mente che può spiegare in partica quello che abbiamo cercato di dire riguarda una signora di Roma. E’ una paziente oncologica seguita a Roma ma si trovava qua in Liguria quando è stata male e poi ha avuto delle complicanze rarissime. C’è stato un apporto multidisciplinare sia coi vari medici del San Paolo ma anche con quelli di Roma: insomma un filo diretto tra Savona e la capitale. E’ stato difficile ma ci siamo riusciti ora la signora sta bene e dall’ospedale di Roma è stata dimessa. Questo per dire quanto davvero ci capiti spesso, se non quotidianamente, di passare da un problema cardiaco a uno oncologico o ortopedico”, concludo i due medici.

La conclusione è che lavorare nelle due strutture di Medicina Interna dell’ospedale San Paolo di Savona rappresenta una vera e propria palestra per i giovani medici.

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