Albenga. Potrebbero essere addirittura sette, e non sei, i consiglieri regionali savonesi. Se Andrea Orlando, il candidato presidente del centrosinistra sconfitto da Marco Bucci, dovesse infatti decidere di lasciare la carica, al suo posto in consiglio dovrebbe entrare Giorgio Cangiano, l’ex sindaco di Albenga protagonista di un ottimo risultato nel Pd savonese con 4152 voti.
E’ quanto emerge dai calcoli dell’attribuzione dei seggi, anche se un dubbio normativo lascia ancora aperto uno spiraglio alla genovese Cristina Lodi. Vediamo perché.
LA PREMESSA – Orlando è entrato in consiglio prendendo il posto di Cangiano: il calcolo
L’assegnazione dei seggi nelle elezioni regionali liguri è abbastanza complessa, perdonateci dunque se nello spiegarne il funzionamento semplificheremo il più possibile. La legge prevede diverse fasi.
1) RIPARTIZIONE PROVINCIALE. Viene calcolato, per ogni circoscrizione, il numero di voti necessario a ottenere un seggio in quella provincia, e si vede se qualche lista ha ottenuto sufficienti voti per guadagnarne uno (o più). Per semplificare, immaginate che ogni seggio abbia un “costo” in termini di voti: se una lista ne ha di più, “spende” quei voti per avere un seggio. Se il quoziente è 20.000 voti, e una lista ne ha ottenuti 50.000, ottiene 2 seggi e gli avanzano ancora 10.000 voti. In questa fase, nelle elezioni appena concluse, sono scattati 10 seggi: quattro al centrodestra (uno a testa per Fratelli d’Italia, Vince Liguria, Lega e Orgoglio Liguria, tutti a Genova) e sei al centrosinistra (tutti al Pd: 4 su Genova, uno a Savona – Roberto Arboscello – e uno a La Spezia).
2) RIPARTIZIONE REGIONALE. La seconda fase prevede che tutti i voti “avanzati” nelle varie province (ossia quelli che non sono stati “spesi” per ottenere un seggio – nel nostro esempio di prima, i 10.000 voti) finiscano in un unico calderone regionale. Una sorta di “borsellino” per ogni lista, con cui assegnare tutti i seggi mancanti per arrivare – nel caso della Liguria – a 24. Si calcola quindi un nuovo “quoziente” (ossia quanti voti servono per ottenere un seggio), questa volta regionale, e si vede quali liste superano quella soglia. Anche qui è possibile ottenere più di un seggio, se si hanno abbastanza voti da “pagare quel costo” più volte. Se non si arriva a 24 seggi si usano i famigerati “resti”: i posti rimanenti vanno alle liste a cui sono avanzati più voti (o, volendo semplificare, a chi “ci è andato più vicino”).
A questo punto va stabilito – con un ulteriore calcolo – a quali province vanno assegnati i seggi ottenuti in questa seconda fase. Senza annoiarvi, in questa sede ci basti sapere che il 23esimo seggio – l’ultimo per il centrosinistra – è scattato per Alleanza Verdi Sinistra a Savona (quindi per l’alassino Jan Casella); l’ultimo in assoluto, il 24esimo, è andato invece a Orgoglio Liguria su Spezia (Marco Frascatore). La prima esclusa è invece Cristina Lodi: un ipotetico 25esimo seggio – che non esiste – sarebbe infatti scattato per Azione su Genova.
3) PREMIO DI MAGGIORANZA. E Cangiano? Ci arriviamo nella terza e ultima fase, quella del cosiddetto “premio di maggioranza”. Ci sono infatti 6 ulteriori seggi in palio, ma chi vince le elezioni non li ottiene necessariamente tutti: la legge gliene assegna un numero variabile in base a quanti ne ha ottenuti prima. Nel nostro caso, il centrodestra ne ha avuti 5. E, piccola curiosità, la provincia di Savona deve ringraziare. Ben 3 dei 4 consiglieri di maggioranza, infatti, sono entrati proprio con il premio: si tratta di Rocco Invernizzi (Fratelli d’Italia), Sara Foscolo (Lega) e Angelo Vaccarezza (Forza Italia). Solamente Alessandro Bozzano (Vince Liguria) risultava già eletto nei 24 seggi ripartiti in precedenza.
L’ultimo seggio del premio spettava invece al centrosinistra: e il calcolo lo assegnerebbe al Pd di Savona. Quindi a Giorgio Cangiano, secondo in classifica dopo Arboscello (già eletto nella prima fase). Perché allora l’ex sindaco non è in consiglio? Perché la normativa prevede che il primo dei candidati presidente sconfitti – quindi Andrea Orlando – abbia diritto a un posto da consigliere; e che quel posto venga preso togliendolo all’ultimo degli eletti della sua coalizione. Quindi a Cangiano, che non ha ottenuto il seggio nella ripartizione “principale” (lì l’ultimo è andato a Casella) ma in quella successiva legata al premio di maggioranza.
RIPARTO E PREMIO: due graduatorie diverse
Prima di proseguire, rimarchiamo una cosa: i seggi del premio di maggioranza si assegnano con un riparto ad hoc, un calcolo da fare ex novo. Non si prosegue dunque la graduatoria precedente, quella regionale, ma si calcola un nuovo set di quozienti (sempre regionali, ma questa volta interni alle singole coalizioni) e si riparte con l’attribuzione. Gli eletti con il premio non coincidono necessariamente dunque con quelli che sarebbero stati eletti “proseguendo” l’assegnazione nella seconda fase.
Ed è proprio quello che succede nel nostro caso: con il premio di maggioranza sarebbe stato eletto Giorgio Cangiano, e – per capirci – se mai fosse esistito un secondo seggio col premio di maggioranza sarebbe andato al Pd di Genova. Mentre se si fosse proseguito con il riparto “standard” il seggio numero 25 sarebbe andato a Cristina Lodi, il 26esimo alla lista “A testa alta”.
IL DUBBIO – La surroga di Orlando, manca una modifica nella legge
Ora che abbiamo chiarito che a lasciare il posto a Orlando è stato Cangiano, dobbiamo capire perché sarebbe lui a subentrargli. Un conto infatti è essere “il primo dei non eletti”; un altro essere colui che ha diritto di sostituire un dimissionario.
Normalmente, infatti, se un consigliere si dimette, gli subentra chi, nella stessa lista e provincia, lo segue nella classifica delle preferenze. Non si fanno insomma nuovi calcoli: quel seggio è di quel partito, in quella provincia, e tale rimane. Ma se il dimissionario è l’ex candidato presidente? In quel caso il seggio non “appartiene” a nessuna lista, e pertanto va fatto un calcolo. E qui si apre il buco normativo di cui parlavamo all’inizio.
Le vecchie leggi infatti, sempre semplificando un po’, prevedevano che a subentrare fosse il “primo degli esclusi” nel riparto, ossia – di fatto – il candidato a cui l’Orlando di turno sottraeva il posto. Ma nel nostro caso Orlando non ha preso l’ultimo seggio del riparto regionale, bensì quello aggiuntivo scaturito dal premio di maggioranza.
La legge elettorale ligure – la n.18 del 2020 – ha previsto una modifica apposita – art.3, comma 3 – per dire proprio questo: se vengono assegnati seggi del premio di maggioranza anche a chi ha perso, il candidato presidente sconfitto si prende uno di quelli. La stessa modifica, però, non è mai stata fatta per il meccanismo di surroga. La legge regionale non dice nulla al riguardo, quindi fanno fede le norme precedenti. Che parlano sempre e solo dell’ultimo seggio del riparto. Una mancata modifica che può aprire al dubbio: a chi va il seggio di Orlando?
Se si prende la legge in modo letterale, a chi avrebbe ottenuto il posto successivo nel riparto. Ed ecco perché nei giorni scorsi ha iniziato a circolare la voce su Cristina Lodi. Ma la norma intendeva riferirsi a chi “non aveva ottenuto il posto per lasciarlo al candidato presidente”, e non è il suo caso: Lodi avrebbe vinto un ipotetico 25esimo seggio, che – lo ricordiamo – in realtà non esiste e non è mai scattato.
Se la legge intendeva invece riferirsi appunto a “chi ha lasciato il posto”, quel candidato è Giorgio Cangiano. Per il quale era scattato il seggio del premio di maggioranza. Peccato però che non esista un rimando, nelle norme legate alla surroga, che rinvii alla graduatoria fatta con il premio di maggioranza.
Era questa la matassa che l’ufficio centrale regionale era chiamato a dipanare nel redigere la graduatoria per le eventuali surroghe. Secondo quanto riferito, l’ufficio si sarebbe orientato sulla seconda interpretazione: Cangiano, dunque, e non Lodi. Savona e Albenga ci sperano.