Albenga. “Mio figlio di diciassette anni ha un problema proctologico di entità medio-grave e per questo il medico di base gli ha prescritto una visita urgente (entro i 10 giorni). Ad oggi (oltre la metà di novembre) la stiamo ancora aspettando dal 24 di ottobre“.
E’ questo l’allarme lanciato dalla mamma Rosetta che sta combattendo da quasi un mese affinché suo figlio, minorenne, riceva questa visita: “Siamo andati dal medico di base il 23 ottobre perché mio figlio Lorenzo continuava ad avere un problema piuttosto grave, oltre che invalidante, a tal punto da fare fatica a stare seduto. Il nostro medico, che è ad Albenga città nella quale noi siamo residenti, ci ha così prescritto una visita urgente. Il giorno seguente mi sono recata in ospedale ad Albenga dove però mi viene comunicato che il primo posto libero è a gennaio 2025“.
Mamma Rosetta però rimane basita e cerca, invano, di chiedere spiegazioni o altre vie d’uscita. “Mi riferiscono che manderanno un fax agli uffici di Savona per accelerare i tempi ma anche da lì nessuna novità – prosegue – i 10 giorni sono scaduti il 4 novembre. L’8 siamo ripassati ad Albenga per avere novità ma nulla, non ci hanno saputo dire niente. Mi aspettava almeno una telefonata, per capire se la questione è stata presa in carico”.
“Ora andremo a svolgere privatamente la visita ma è ridicola la situazione della nostra sanità. E’ chiaro che in queste situazioni non si guarda la portafoglio ma io e mio marito non navighiamo nell’oro”, chiosa la mamma.
Avevamo evidenziato sulle pagine del nostro giornale (ad aprile e quindi prima che la Regione fosse scossa dal terremoto giudiziario riguardante Giovanni Toti) che molti dei pazienti si devono rivolgere al privato o in intramoenia. E lo fa ( secondo alcuni dati emersi dal XXI Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità (“Nel labirinto della cura”), presentato a Roma al ministero della Salute a fine 2023) perché il sistema sanitario, nazionale e regionale, non riesce a far fronte alle richieste di alcune prestazioni: il 67,8% lo fa per visite specialistiche effettuate in regime privato o in intramoenia; il 60,9% per l’acquisto di parafarmaci; il 55,4% per esami diagnostici; il 46,7% per la cosiddetta prevenzione terziaria (diete, attività fisica, dispositivi); il 44,6% per l’acquisto di farmaci necessari e non rimborsati dal servizio sanitario.
Va anche ricordato che non tutti sanno che esiste il decreto legislativo del 29 aprile 1998 n.124 che recita così: “Qualora l’attesa della prestazione si prolunghi oltre il termine fissato, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale privata, ponendo a carico dell’azienda unità sanitaria locale l’intero costo della prestazione”. Un decreto quindi che permetterebbe di abbattere le liste d’attesa.
“Onestamente non ne ero a conoscenza ma va anche detto che nessuno mi ha riferito nulla a riguardo”, afferma la mamma di Lorenzo.
La svolta sarebbe quella di definire delle linee guida per stendere il regolamento delle varie aziende sanitarie di ogni Regione. Ma ad aprile, l’allora assessore alla Sanità Angelo Gratarola si era opposto alla norma-scorciatoia sulle liste d’attesa.
“Possibile che non debbano sussistere le condizioni per applicare la norma che consente ai cittadini di accedere alle prestazioni sanitarie in intramoenia pagando solo il ticket qualora le Asl non riescano a garantirle nei tempi previsti dalle prescrizioni mediche”. Era quello che aveva detto l’assessore alla in risposta a un’interrogazione presentata dal M5s in consiglio regionale dopo l’intervento sul tema del difensore civico Francesco Cozzi.
Ma l’interpretazione della Regione era diversa: quella norma, secondo gli uffici, sarebbe “di natura transitoria”, visto che si applica nelle more di un comma che stabilisce che “le Regioni disciplinano, anche mediante l’adozione di appositi programmi, il rispetto della tempestività dell’erogazione” delle prestazioni sanitarie.
“E questo – aveva spiegato Gratarola – è quanto avrebbe fatto la Regione adottando il piano per la riduzione delle liste d’attesa (il cosiddetto Porla) e acquistando ulteriori prestazioni dai privati (come le 120mila della diagnostica per immagini e quelle per la patologia cardio-toraco-vascolare, per cui sono state avviate le manifestazioni di interesse)”.
Poi lo scossone che aveva portato l’ex presidente Toti alle dimissioni, accusato di corruzione, ha messo la Regione Liguria in stand by ma ora il nuovo assessore alla Sanità, Massimo Nicolò (responsabile salute di Fratelli d’Italia in Liguria), è chiamato ad agire, soprattutto, sull’abbattimento delle liste d’attesa.
Tanti i problemi che l’assessore dovrà affrontare, come sappiamo la Sanità è una patata bollente, ma per questo il nuovo presidente di Regione Liguria, Marco Bucci, ha messo un suo uomo di fiducia.
Massimo Nicolò sarà supportato da un vero e proprio team di saggi che il presidente della Liguria Marco Bucci ha definito consiglio superiore di sanità della Liguria annunciando questa come una novità nazionale. Il team sarà guidato dal professor Matteo Bassetti.
Che questo consiglio superiore di sanità non parta proprio a definire linee guida per applicare il decreto legislativo di cui abbiamo parlato sopra? Ora non ci resta che attendere, ancora una volta (sperando sia l’ultima).
Nel frattempo la Direzione di Asl2 fa sapere che “è costantemente impegnata nel gestire le difficoltà relative alle liste di attesa per esami e visite ambulatoriali di alcune specialità mediche e diagnostiche, tale problematica riguarda tutto il sistema sanitario nazionale e l’Asl 2 è sempre alla ricerca di nuove opportunità per implementare il numero delle prestazioni da offrire all’utenza”.
“Attualmente i percorsi di presa in carico del paziente, in caso di mancata disponibilità della prestazione nei vari punti di prenotazione, – afferma Asl – prevedono:
– per le prescrizioni con priorità “B” (da rendere entro 10 giorni ) e follow up oncologici la ricetta viene trasmessa direttamente dai CUP alla Struttura Gestione Liste d’Attesa che, grazie alla collaborazione diretta con le strutture interessate ospedaliere o territoriali, fissa l’appuntamento e lo comunica al cittadino.
– per le prescrizioni con priorità “D” (entro 30 giorni per le prime visite ed entro 60 giorni per gli esami strumentali ) – e sempre solo in caso di mancata disponibilità nei vari punti di prenotazione – Asl 2 ha attivato da tempo un Numero Verde gratuito che prende in carico le richieste e ricerca l’appuntamento. Ad oggi è a disposizione dei pazienti tutta l’offerta sanitaria già utilizzabile: le prescrizioni sono prenotabili su tutti i canali sia fisici (sportelli CUP) sia telefonici (call center 800098543) sia informatici (portale prenotosalute.it ), oltre che nelle numerose farmacie convenzionate presenti sul territorio della provincia”.
“Sicuramente le liste di attesa sono un aspetto del SSN e del SSR spesso percepito dai cittadini come un momento di criticità e di attrito – conclude Asl – ma altrettanto sicuramente i professionisti che lavorano in Asl2 mettono in campo tutte le possibilità consentite per ridurre le situazioni di disagio“.