Il fatto

Ladri in azione al cimitero di Savona: rubate oltre 100 borchie in rame

La scoperta da parte dei parenti dei defunti. Ma c'è una problematica: queste borchie non sono standard ma specifiche per questo cimitero, l'azienda che le produceva ha chiuso

Savona. Approfittano del fatto che all’interno non c’è un sistema di videosorveglianza (vi sono telecamere che presidiano gli ingressi), fanno irruzione nel cimitero e rubano sia dalle cellette che dai colombari oltre un centinaio di borchie in rame.

Non è la prima volta certo, ma questa è significativa proprio per la quantità rubata. I ladri hanno studiato tutto nei minimi particolari: rubandone due per cellette e lasciandone altrettante, in modo tale che la lapide non si stacchi.

Tanti i cittadini savonesi che ne hanno lamentato il furto sulle tombe dei propri cari chiedendo maggiori controlli e un sistema di videosorveglianza più efficace. Ciò però non sembra possibile per due motivazioni: uno il costo e in secondo luogo la grandezza della struttura.

Contattato da IVG il geometra del Comune, Luce Cestelli (responsabile elevata qualificazione dell’Area stabili Comunali e Cimiteri), ci ha spiegato che il 22 marzo ha presentato denuncia ai Carabinieri di Savona che hanno provveduto subito alla perlustrazione del luogo e all’apertura delle indagini, che però ad oggi pare essere ferma. “Confermo la situazione è stagnante – ci dice il geometra – non abbiamo più ricevuto ragguagli in merito”.

Un danno, oltre che vergognoso, anche di difficile risoluzione in quanto queste borchie sono fatte ad hoc per il cimitero di Savona. Non sono quindi più facilmente reperibili sul mercato complice il fatto della chiusura dell’azienda che le produceva: “Oltre al costo, compreso tra i 10 e i 15 euro l’una, c’è un problema di approvvigionamento – ci spiega Cestelli – non sono borchie standard ma costruite appositamente per questo cimitero. Il problema è che l’azienda che le produceva ha chiuso”.

“Le prime installazioni di queste borchie risalgono ad un ventina di anni fa per cui poi abbiamo continuato ad utilizzarle – conclude – ora ci siamo già attivati per comprarle e stiamo aspettando delle risposte”.

 

 

 

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