Albissola Marina/Savona. “Abbiamo fatto ricorso al Tar della Liguria, lo abbiamo vinto e la bocciatura (assurda e ingiusta) all’esame di maturità di mia figlia è stata annullata”.
E’ quanto spiega a IVG la signora Giorgia, la mamma di Federica che ha una diagnosi DSA per dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia e difficoltà di attenzione di grado medio.
“Nostra figlia è stata bocciata all’esame di maturità con 53/100, dopo essere stata ammessa con la media finale del 6,73 ed aver maturato negli ultimi tre anni 30 crediti e con 9 di condotta. Come è potuto succedere?”, prosegue la signora Giorgia.
“Nonostante il Tar ci abbia dato ragione (recita così il documento “Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Liguria (Seziona Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e, per l’effetto, annulla i provvedimenti impugnati. Condanna il Ministero resistente al pagamento, in favore della ricorrente, anche delle spese in giudizio“) e la questione si sia poi conclusa nei migliori dei modi (Federica ha risostenuto l’esame ed è stata promossa) ancora, a distanza di mesi, ci chiediamo come sia potuto accadere tutto ciò”.
La storia
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa è successo. Federica ha frequentato sempre il liceo, portando a casa risultati positivi, non è mai stata rimandata o bocciata nell’arco dei cinque anni scolastici. Il tutto è iniziato durante l’ultimo anno di liceo (tra la fine del primo trimestre e l’inizio del pentamestre), quando il professore di italiano (lo stesso per tutta la durata del liceo) si accorge che Federica ha difficoltà a svolgere i temi. Da qui inizia una raffica di brutti voti e la presenza all’esame con l’unica insufficienza (voto 4).
Ma non è solo questa la questione. Il 17 giugno, a meno di due giorni dalla prima prova scritta di italiano, il suo professore di TAC (tecnologie dell’apprendimento e della conoscenza), membro interno, comunica che Federica dovrà rifare quasi tutte le mappe concettuali (accettate e siglate precedentemente dai suoi professori per l’utilizzo all’esame di maturità), poiché la commissione esterna pretende che siano più concise. Quindi Federica ha dovuto rifare, in un giorno e mezzo, tutte le mappe delle materie (per la parte orale).
Ma non è finita qui. Il giorno antecedente alla prima prova scritta di italiano la professoressa di arte, membro interno, le comunica che non potrà tenere le mappe perché non presenti nel plico depositato in segreteria per l’esame. Federica aveva aveva consegnato le mappe al professore di italiano gli ultimi giorni di scuola.
“Lui le ha guardate, ha detto che andavano bene e gliele ha restituite. Nostra figlia, ingenuamente, le ha prese e non avendo più visto il professore prima della fine della scuola, le sono rimaste. Il professore non sente l’obbligo morale di avvisare (tramite registro elettronico, tramite mail o tramite telefono) nostra figlia o noi genitori (che siamo sempre andati a ricevimento da tutti almeno due volte l’anno) che non ha le mappe da consegnare in segreteria per l’esame?”, afferma Giorgia.
“Quindi nostra figlia è arrivata alla prova orale non potendo nuovamente utilizzare le mappe di letteratura italiana e dovendo utilizzare per tutte le altre materie le mappe molto più concise rifatte in un giorno e mezzo prima dell’esame. Chi conosce le difficoltà dei ragazzi con DSA sa bene che l’utilizzo delle mappe, nelle interrogazioni e nelle verifiche, è indispensabile e soprattutto non ci sono mappe che vanno bene per tutti. Questo è il motivo per il quale devono essere prodotte dagli studenti in maniera personalizzata”.
“Non tutti i ragazzi con DSA si possono accomunare in un’unica macrocategoria. Qualcuno è magari dislessico, un altro discalculico, un altro disgrafico o disortografico, uno in modo lieve, altri medio e così via. Altri riuniscono tutti questi aspetti e comunque ognuno è diverso dall’altro. Non si può prescindere dal considerare quello che c’è scritto sulla diagnosi di ciascuno. E di questi fanno parte le mappe concettuali che sono state utilizzate durante l’anno e accettate dai professori per l’esame di maturità – prosegue la mamma – tutto ciò purtroppo non è avvenuto e questo perché la maggior parte dei professori non leggono le diagnosi dei ragazzi con DSA”.
Federica è stata quindi bocciata all’esame di maturità con 53/100, ma la cosa che più ha amareggiato i genitori è che i membri interni della commissione non hanno tutelato Federica: “Il voto è stato scelto all’unanimità, significa che il percorso scolastico di Federica non ha contato nulla. Significa che i suoi diritti non hanno contano niente. È semplicemente sconvolgente“.
La famiglia ha deciso quindi, di sua spontanea volontà, di rifare il ricorso al Tar della Liguria che poi è stato vinto e quindi la bocciatura è stata annullata. Federica però ha dovuto ripetere la prova scritta di italiano e l’orale di tutte le materie, con la stessa commissione (tranne il presidente che è stato cambiato). Questa volta, grazie all’utilizzo degli strumenti a cui aveva diritto, ha superato l’esame di maturità.
“È finito tutto bene, ma noi abbiamo avuto l’esito della sentenza che annullava la bocciatura il 16 settembre, abbiamo saputo con certezza che avrebbe dovuto ripetere le prove il 4 ottobre. Nostra figlia ha ripetuto le prove il 15 e il 17 ottobre scorso. Esattamente tre mesi in più di ansia, incertezza e stress per lei e per noi, essendo catapultati in una situazione che è stata completamente inaspettata ed ingiusta, a causa di errori, incompetenza, superficialità ed inadeguatezza dei docenti interni ed esterni. Senza contare il fatto che ha perso diverse opportunità di inserimento sia nel mondo lavorativo che di formazione“, afferma Giorgia.
“In tutto questo vogliamo spezzare una lancia a favore della preside che ci ha aiutato molto, si è scusata, e si è prodigata per risolvere la situazione”, afferma la mamma.
Le motivazioni del ricorso
Sono diverse le motivazioni che hanno spinto la famiglia di Federica a fare ricorso al Tar da quella “banale” di fare giustizia ad un più ad ampio spettro: che la disavventura” subita dalla ragazza non debba più accadere ad altre persone così dette “fragili”.
“L’intenzione primaria è stata quella di fare giustizia per nostra figlia che si è sempre molto impegnata nello studio e poi porre un argine al declino in cui versa il mondo dell’insegnamento. Non la scuola in quanto istituzione, ma come insieme di persone che dovrebbero insegnare ad imparare, cercando di mettere tutti nella condizione di farlo. Queste commissioni che ti fanno cambiare le mappe a due giorni dall’esame non sanno neanche l’abc di cosa voglia dire avere la DSA. Non sanno, alcuni di loro, quanto lavoro e sacrifici ci sono dietro ad uno studente 8che ha qualche difficoltà in più ad imparare) e alla sua famiglia“, prosegue Gioria.
La famiglia della ragazza ha deciso di percorre la via del ricorso (nonostante le ingenti spese) anche per un senso di responsabilità verso tutte le persone con queste problematiche. “Noi, parlo a livello economico, ci siamo potuti permettere il ricorso ma non è così scontato. E se al nostro posto ci fosse stata un’altra famiglia che al contrario non avrebbe potuto? Un fatto del genere non si deve ripete e non si può ripete in una civiltà che lotta per le pari opportunità e per i diritti di tutti”, conclude amareggiata la mamma.
Oggi Federica continua nel suo percorso di studi universitari.