Finzione o realtà

La rivelazione della serie tv sugli 883: fu Alassio a ispirare “Non me la menare”?

Nella quarta puntata Silvia “Atene” Panayiotopoulos racconta di una vacanza col fidanzato nella città del Muretto: sulla base di quella esperienza, nella fiction, Max Pezzali scrive la prima vera hit del duo

Generico novembre 2024

Alassio. Una vacanza ad Alassio dietro la creazione di “Non me la menare”, la prima hit degli 883. A rivelare il retroscena (ammesso sia reale e non romanzato) è “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, la serie tv di Sky diretta da Sydney Sibilia.

La serie racconta la nascita del “fenomeno” 883, il rapporto tra Max Pezzali e Mauro Repetto, e soprattutto la genesi di alcune delle canzoni più iconiche degli anni ’90. Tra queste anche “Non me la menare”, canzone simbolo del duo e decisiva per la loro carriera: fu la prima infatti a diventare famosa, quando arrivò in finale al Festival di Castrocaro del 1991. L’anno dopo fu inserita nel primo album, “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”.

Il racconto arriva nella parte finale della quarta puntata. Una amica di Max Pezzali, Silvia “Atene” Panayiotopoulos, racconta al futuro cantante di una vacanza ad Alassio insieme al fidanzato e alla famiglia di lui. Una vacanza che, a causa della compagnia, si rivela noiosa: la giovane elenca tutto ciò che non le è piaciuto ripetendo più volte la frase “non me la menare”. Il racconto ispira Max, che ne trae un brano intitolato “Don’t Break My Balls” (all’epoca il duo, denominato “I Pop”, scriveva in inglese). Ma Mauro Repetto non è d’accordo, vuole un testo più diretto e lo convince a passare all’italiano, dando vita alla canzone come la conosciamo oggi.

Non è dato sapere, almeno per ora, se sia stata davvero una vacanza ad Alassio ad ispirare il brano: il personaggio di Silvia è inventato, scritto ad hoc per la serie, e pertanto l’episodio, così come è raccontato, è pura finzione. Ma Silvia riassume in sé una serie di figure femminili importanti nella gioventù di Pezzali, e pertanto è possibile che il suo racconto sia realmente ispirato a quello di un giovane amore di Max.

Ciò che è sicuramente vero e non romanzato è invece il modo in cui ha origine il nome 883, anch’esso raccontato nello stesso frangente (Pezzali e Repetto hanno più volte confermato la veridicità di questo aneddoto). Una volta incisa la canzone su una cassetta, Repetto scrive sull’etichetta il titolo. Lo fa però con lettere troppo grandi, e Pezzali lo sgrida: non c’è più posto per mettere il nome del gruppo. Ci stanno solo tre lettere, serve quindi un nome cortissimo. Magari simbolico, legato alle passioni dei due. Entrambi sognano una Harley-Davidson Sportster, la cui cilindrata è 883. Il resto è storia.

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